PROFILO DELL’ASSOCIAZIONE

LE ORIGINI DELL’ASSOCIAZIONE

PERCHÈ L'AVIS IN SVIZZERA?

L’ORIGINE DELL’ASSOCIAZIONE IN SVIZZERA

IL FINANZIAMENTO ASSOCIATIVO

IL SISTEMA TRASFUSIONALE SVIZZERO

LA PRESENZA DELL’AVIS IN SVIZZERA

L’ATTIVITÀ AVIS IN SVIZZERA

 

PROFILO DELL’ASSOCIAZIONE

AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue) è un’associazione privata, senza scopo di lucro, che persegue un fine d’interesse pubblico: garantire un’adeguata disponibilità di sangue e dei suoi emocomponenti a tutti i pazienti che ne hanno necessità, attraverso la promozione del dono, la chiamata dei donatori e la raccolta di sangue. Fonda la sua attività sui principi della democrazia, della libera partecipazione sociale e sul volontariato, quale elemento centrale e insostituibile di solidarietà umana. Vi aderiscono tutti coloro che hanno intenzione di donare volontariamente e anonimamente il proprio sangue, ma anche chi, non potendo fare donazioni per inidoneità, desideri collaborare gratuitamente a tutte le attività di promozione, proselitismo e organizzazione.

Oggi è la più grande organizzazione di volontariato del sangue italiana che, con 1.229.000 donatori per 2.069.650 donazioni, raccoglie circa l’80% del fabbisogno nazionale di sangue. Lo Stato italiano le riconosce la natura privata e ne sostiene l’attività attraverso rimborsi, stabiliti da un decreto ministeriale ed erogati secondo apposita convenzione dalle Aziende Sanitarie per la promozione, la chiamata e l’invio dei donatori alle strutture trasfusionali sia pubbliche che dell’Associazione e per la raccolta diretta delle unità di sangue. Nessun’altra cifra è corrisposta alle associazioni per il servizio di raccolta del sangue.

L’Avis è presente su tutto il territorio nazionale con una struttura articolata e suddivisa in: 3.193 Avis comunali, 122 Avis provinciali, 21 Avis regionali (in Trentino Alto Adige sono presenti 2 sedi) e un’AVIS nazionale. Il Consiglio Nazionale, organo principale eletto ogni quattro anni dall’Assemblea dei Delegati, è formato da 45 membri che rappresentano tutte le regioni e le province autonome d’Italia. Anche in Svizzera è presente una sede Avis fondata da emigranti italiani negli anni ’60. Tutte le attività sono regolate da uno Statuto e da un Regolamento associativo che sono stati aggiornati e approvati ad ogni livello dalle assemblee dei soci svoltesi nel 2005.

Nello svolgere le proprie funzioni, l’Associazione si attiene alla legge quadro 107/90, che disciplina le attività relative al sangue e ai suoi componenti e alla produzione di plasmaderivati, ai relativi Decreti attuativi e alla legge sul volontariato 266/91 per la quale è iscritta agli appositi Albi Regionali.

Aderisce al regime ONLUS, Dlgs 460/97 e partecipa, in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, alla raccolta del sangue anche con proprie strutture e personale.

LE ORIGINI DELL’ASSOCIAZIONE

Le origini dell’Associazione risalgono al 1926, quando il dottor Vittorio Formentano lancia sul Corriere della Sera a Milano, un appello per costituire un gruppo di volontari per la donazione del sangue. All’invito risposero 17 persone che si riunirono nel 1927, dando vita alla prima Associazione Italiana di Volontari del Sangue. Nell’occasione furono delineati gli obiettivi della futura associazione: soddisfare la crescente necessità di sangue dei diversi gruppi sanguigni, avere donatori pronti e controllati e lottare per eliminare la compravendita di sangue. L’Associazione Italiana di Volontari del Sangue si costituì ufficialmente a Milano nel 1929.

Dopo il travagliato periodo del fascismo, nel 1950 l’AVIS è riconosciuta dallo Stato con la Legge n. 49, mentre con la legge n. 592 del 1967 è regolamentata la raccolta, la conservazione e la distribuzione del sangue umano sul territorio nazionale. Dagli anni ’70 la diffusione dell’Associazione si fa sempre più capillare, grazie alla nascita delle sedi regionali, provinciali e comunali, legate da un unico statuto alla sede nazionale.

Nel corso degli anni lo statuto è rimasto pressoché immutato e fedele ai principi indicati da Formentano. L’Associazione, come precisano gli articoli 1,2,3, è apartitica, aconfessionale, senza discriminazioni di sesso, razza, lingua, nazionalità, religione ed è costituita da persone che donano il loro sangue volontariamente, periodicamente, gratuitamente, anonimamente e responso­bilmente. Con il passare degli anni è maturata una nuova cultura della donazione che ha sostituito agli ideali d’eroismo, sacrificio e generosità caritatevole, lo spirito di consapevolezza dei bisogni, di responsabilità, di coscienza civica e di partecipazione.

Oggi l’AVIS è il garante del sangue in Italia, poiché rappresenta chi, ispirato a principi solidaristici, mette a disposizione la materia prima indispensabile per il funzionamento e l’autosufficienza del sistema trasfusionale nazionale. Inoltre, riafferma la centralità e il ruolo attivo del donatore nel “sistema sangue” e si fa promotrice di una nuova cultura della donazione e del volontariato e di una moderna ed efficiente gestione della politica trasfusionale.

PERCHÈ L'AVIS IN SVIZZERA?

Quando fu fondata l'Avis in Svizzera, l'idea che emigrati italiani donassero il sangue agli ospedali svizzeri era una eloquente e nobile risposta alle varie iniziative xenofobe che proliferavano negli anni '60; inoltre la Croce Rossa Svizzera non era in grado di effettuare tra gli emigrati italiani l'opera capillare di proselitismo e di propaganda così bene come i membri dell'Avis.

La Croce Rossa Svizzera, che raccoglie anche il sangue offerto dai donatori italiani, persegue egregiamente gli stessi scopi dell’AVIS; la nostra associazione, pertanto, integra positivamente l’attività delle istituzioni locali.

Questa creazione di nuovi donatori ha inoltre avuto positive ricadute nel corso degli ultimi anni, quando gli emigrati italiani, costretti dalla congiuntura economica a rientrare in Italia, hanno portato con loro la cultura associativa dell'AVIS ed hanno fondato nuove Sedi in molte zone dell'Italia meridionale ancora pesantemente carenti di donatori.

L’ORIGINE DELL’ASSOCIAZIONE IN SVIZZERA

L'Avis in Svizzera è nata nel 1963, quando un emigrato italiano di Baden cercava disperatamente sangue per la sua bambina ricoverata in ospedale. Con grande stupore dell'infermiera addetta, sei italiani si presentavano all'ospedale di Baden, chiedendo di donare il sangue. Visto che erano sopravvissuti incolumi al salasso, hanno pensato che l'idea poteva essere estesa, e hanno cominciato a convincere i loro connazionali che il sangue è un bene insostituibile e che il prelievo non è poi così terribile. L'idea si è allargata a macchia d'olio: nel corso di pochi anni, quasi dappertutto dove c'erano italiani si formavano delle nuove Sedi Avis, tanto che, ben presto, si dovette pensare di dare a questa nuova Associazione una struttura adeguata che ne coordinasse il lavoro in tutta la Svizzera. Fu così che fu creata l'Avis Intercantonale, che prese poi il nome di Avis in Svizzera. Una associazione benemerita anche perché dava degli italiani un’immagine molto positiva, importante contro la xenofobia purtroppo presente in Svizzera.

Domenica 24 settembre 2000, per la settima volta, il popolo svizzero ha votato in un’iniziativa popolare per limitare la presenza di stranieri nella confederazione; anche questa volta, come le precedenti, la maggioranza della popolazione si è espressa contro l’iniziativa. I movimenti xenofobi in Svizzera hanno una storia centenaria. Infatti, nel 1896 erano scoppiati a Zurigo gravi disordini, che avevano costretto le autorità a ricorrere all'intervento dell'esercito. Perfino dei ticinesi, dunque degli svizzeri, avevano subito danni e maltrattamenti.

Le cose non sono molto cambiate nel corso dei tempi, anche se non si sono più verificati episodi così gravi di violenza. Si può invece constatare come siano cambiate, nel corso dei tempi, le vittime della xenofobia svizzera. Non sempre esse erano costituite, come a cavallo del secolo e fino all'inizio degli anni '70, dal gruppo etnico più diffuso, e precisamente da quello italiano.

Negli ultimi anni, gli xenofobi hanno rivolto la loro attenzione ai turchi, agli ex jugoslavi ed ad altri profughi politici o immigrati dal terzo mondo in cerca di lavoro. Anche se nessuna delle iniziative popolari lanciate dal campo xenofobo è riuscita a raggiungere il suo scopo, bisogna prendere atto che il Governo federale ha dovuto ricorrere a provvedimenti miranti a controllare il numero di stranieri residenti nella Confederazione. Quanto all'estensione del fenomeno xenofobia, si può affermare che esso è circoscritto ad una ristretta minoranza dello scacchiere politico. Come hanno dimostrato e come dimostrano tuttora i fatti, la stragrande maggioranza della popolazione svizzera non è contraria agli stranieri, specialmente agli italiani.

Quali le ragioni della xenofobia? Oltre a quelle economiche (il rischio che gli stranieri accettino di lavorare a prezzo più basso degli svizzeri), esiste la paura della sopraffazione etnica, anche in considerazione della maggior prolificità degli stranieri.

Per verità storica, non si deve inoltre dimenticare l'appoggio offerto dalla Svizzera alla fine dell'ultima guerra, quando grandi masse di soldati italiani, ed anche di altre nazioni, hanno varcato il confine approfittando dell'ospitalità offerta dalla Svizzera.

L’Avis in Svizzera negli anni 60 era una risposta ed una dimostrazione che gli stranieri non erano solo forza lavoro ma uomini come tutti gli altri. Si diceva e si scriveva in quegli anni, “i latini non potranno mai, visti il loro carattere e la loro cultura, integrarsi nel popolo svizzero”.

Sono le stesse parole che oggi sentiamo, anche da nostri connazionali, rivolte verso le altre etnie e nazionalità. Purtroppo la memoria storica è molto labile.

IL FINANZIAMENTO ASSOCIATIVO

Già dalle sue origini, il finanziamento necessario per il funzionamento dell’associazione era un problema; lo statuto AVIS al quale noi ci richiamiamo, non prevede il pagamento di una tessera da parte dei soci donatori. Da parte del sistema trasfusionale svizzero non era ne è previsto nessun tipo di contributo alle nostre organizzazioni. Il Ministero degli Affari Esteri italiano non disponendo di un capitolo di spesa per associazioni come la nostra, elargisce in modo occasionale finanziamenti molto limitati.

Nei primi tempi le spese vive erano coperte in prima persona dai dirigenti eletti; successivamente le sedi si sono adoperate con feste da ballo e manifestazioni varie per raccogliere fondi che permettessero la loro sopravvivenza. A livello di Avis di base, l’attività associativa è riuscita, bene o male secondo le situazioni locali, a coprire il proprio fabbisogno economico.

Per il Consiglio Regionale la situazione è completamente diversa: non riceve nessun tipo di contributo dalle sedi locali a causa delle loro limitate ed occasionali risorse, ed essendo nell’impossibilità materiale di organizzare iniziative locali, riceve un contributo annuale direttamente dall’AVIS Nazionale, finalizzato esclusivamente al suo funzionamento. Questa condizione, che molti avisini in Italia non conoscono, potrebbe essere superata da un modesto e regolare contributo del Governo Italiano. Purtroppo tutti i tentativi fatti in questa direzione, non hanno avuto seguito.

IL SISTEMA TRASFUSIONALE SVIZZERO

Vedi sito del Servizio Trasfusione di Sangue CRS

LA PRESENZA DELL’AVIS IN SVIZZERA

L’opera di sensibilizzazione, iniziata attraverso la collaborazione con le Missioni Cattoliche, le Colonie Libere ed i vari Consolati, con particolare riferimento a Zurigo e Basilea, oltrepassò ben presto la zona di Baden, dove nacque il primo gruppo di donatori che prese il nome di „Serenissima“, e si estese a macchia d’olio, creando le premesse per la costituzione di un’Avis intercantonale.

L’assemblea costitutiva dell’Avis in Svizzera si tenne a Baden l’11 ottobre 1964, e come primo Presidente fu eletto Alberto Carrara.

IL 27 giugno del 1965, nella sala Martinsberg di Baden, l’Avis Svizzera riceveva il riconoscimento ufficiale da parte dell’AVIS italiana, alla presenza del Dott. Vittorio Formentano, Presidente e fondatore dell’AVIS.

Iniziava l’attività del nuovo direttivo, che doveva subito confrontarsi con numerosi problemi, tra i quali la generale diffidenza sia dei connazionali sia delle autorità italiane e svizzere e la scarsa disponibilità di fondi necessari a far fronte ad un così grande impegno. Dopo Baden che fu fondata nel 1963, seguirono:

1965 Zurigo e Olten

1966 Pratteln, Romanshorn, San Gallo, Winterthur. 

1967 Delemont, Frauenfeld

1968 Arbon, Berna, Liestal, Weinfelden

1969 Bienne

1970 Ginevra, Soletta, Gränichen

1971 Basilea, Lungolago di Zurigo

1972 Lenzburg, Zugo, Toggenburg, Porrentruy.

1973 Wohlen, Pfäffikon

1975 Grenchen

1976 Uster

1980 Dietlikon

1981 Möhlin

1984 Glarona

1998 Kreuzlingen

 

Durante i primi anni, l’entusiasmo animò molti volonterosi che diedero vita a numerose altre sezioni, alcune delle quali molto attive, che però, forse per la mancanza di basi solide, o per il rimpatrio di elementi di primo piano, oppure, data la lontananza e quindi la scarsa presenza dell’Avis intercantonale, svanirono o si costituirono in gruppi autonomi.

Ricordiamo fra queste:

Vezia, Fleurier, Wil, Vevey, Herisau, Bremgarten, Suhr, Friburgo, Moutier, Martigny, Estavayer-le-Lac, St.Imier, Couvet, Tavannes, Dübendorf, Meltingen, Lugano.

La maggioranza di queste sezioni nasceva nei cantoni di lingua e cultura italiana e francese; gli emigrati italiani invece, sentendosi perfettamente inseriti nella realtà locale, tendevano a donare spontaneamente assieme agli svizzeri, considerando l’Avis una cosa superflua.

Nel 1967, esattamente il 18 aprile a Berna, veniva firmato il testo della convenzione tra CRS e AVIS, che sanciva un rapporto di collaborazione reciproca, avente lo scopo di dare la maggior diffusione possibile dell’ideale del dono del sangue volontario, gratuito e anonimo, tra i cittadini italiani nella Confederazione e fra tutti quelli che fossero disposti a condividerne le finalità sociali.

Successivamente si è instaurato un rapporto di stima e di collaborazione che si concretizzava con scambi di visite ai centri trasfusionali da parte di equipe specializzate sia in Italia sia in Svizzera, scambi di informazioni riguardanti la promozione del dono del sangue e un concreto impegno della CRS a sostegno dell’AVIS.

Sono molti gli avisini che all’epoca non si sono limitati a donare il sangue, ma si sono impegnati con grande motivazione e con azioni concrete contribuendo in maniera determinante alla maturazione e all’espansione della nostra associazione.

Nel 1972, all’assemblea di Olten, si contano 51 sezioni con 2500 tesserati. In quella occasione viene messo in rilievo il generoso gesto della sezione di Moutier che, oltre a donare il sangue presso l’ospedale locale, venuta a conoscenza che lo stesso si trovava in difficoltà, organizzava alcune manifestazioni donandogli il ricavato. Questo gesto è stato ripreso dalla stampa locale che ha esaltato l’opera dell’Avis e dei suoi dirigenti.

Determinante fu anche l’azione di propaganda svolta attraverso la stampa, radio e TV. I principali giornali dedicati all’emigrazione quali l’ECO, Il Corriere degli Italiani e Avvenimenti, diedero ampio spazio all’Avis e alla sua attività, così come fecero Radio e TV nelle rubriche per gli italiani in Svizzera.

Il 10 marzo del 1980 esce il primo numero di Avisvizzera; è stata un’iniziativa nata dalla necessità di far arrivare a tutti i donatori uno specifico bollettino d’informazione che, oltre a tenerli aggiornati sui principali argomenti e problemi legati al sangue, aprisse anche un nuovo dialogo tra Regionale, sezioni e donatori, consentendo a tutti di partecipare più da vicino ad ogni attività collegata all’Avis.

Dopo tre anni il periodico cambia formato e veste tipografica, si presenta molto bene e riceve subito ampi consensi; quasi tutte le sezioni sottoscrivono un abbonamento collettivo e così cominciano le prime cronache di vita associativa. Il periodico è quindi uscito regolarmente ogni tre mesi fino al n° 97 del dicembre 2005. Poi, delle difficoltà personali hanno costretto a chiudere le pubblicazioni. Le notizie sull’Avis in Svizzera possono essere consultate su questo sito, nel quale sono anche raccolti tutti i numeri pubblicati di Avisvizzera.

Non va pure dimenticato il contributo della Casa d’Italia a Berna, punto di riferimento per riunioni di consiglio, giornate di lavoro e assemblee. E’ stato inoltre messo a disposizione un archivio per i nostri documenti. Una soluzione ottimale che ha risolto un annoso problema.

Nel 1970, Nilo Miglioranza subentra ad Alberto Carrara.

Nel 1981, in previsione del suo rientro in Italia, Miglioranza lascia la carica che è assegnata a Gino Bettamin.

Dal giugno 1982 all’Assemblea regionale del 1983 ritorna alla presidenza Alberto Carrara.

Nel 1983, Vittorino Marsetti è eletto nuovo presidente dell’Avis Svizzera.

Nel 1996, Gabriella Arpagaus prende il testimone che nel 1997 deve lasciare per motivi familiari e, al suo posto, è eletto Aurelio Chiapparini e successivamente Vittorino Marsetti.

Dal 2013 la presidenza è in mano  a Ilaria Giacosa

Oggi le sezioni sono 12, con 962 soci che nel 2019 hanno effettuato complessivamente oltre 1479 donazioni.

L’ATTIVITA’ AVIS IN SVIZZERA

Non tutte le realtà locali sono uguali. Nelle grandi città è più difficile tenere i contatti. Oltre a questa condizione, negli ultimi anni c’è stata una vera emorragia di dirigenti e soci che sono ritornati in Italia. Moltissimi di loro hanno continuato in quella che ritenevano la loro missione. Numerose sono le sezioni fondate da avisini rientrati. Numerosissimi quelli che si sono integrati nelle realtà associative locali già esistenti. Oggi l’emigrazione italiana in Svizzera è presente con una numerosa seconda e terza generazione. Molti di questi giovani vedono l’Avis non solo come un impegno sociale, ma come un ponte verso la propria cultura di origine. Se la propaganda ed il proselitismo al dono del sangue è e rimane il nostro obiettivo primario, la cultura donazionale così come viene intesa in Italia, la cultura italiana in generale che si mostra attraverso la nostra cucina, la nostra musica, la nostra moda, tutto questo è un contributo al paese che ci ospita ed un ponte verso l’Italia.

Se una volta “italiano” aveva il significato di straniero nel senso negativo, ora “italiano” indica un modo di vita europeo integrato nella confederazione. Una dimostrazione di come sia possibile integrare culture diverse e modi di vita. Ciò grazie anche all’attività del sodalizio avisino.

Per le altre nazionalità presenti nel Paese, l’Avis è sempre stata un esempio di apertura verso tutti. Lo si è visto nei matrimoni misti. Da una parte o dall’altra ci si sentiva a disagio.

All’Avis ci si trova a casa propria.

Facebook
Google
Twitter
Youtube