CHIANCIANO 2014

Assemblea nazionale AVIS  

Ogni anno, in occasione dell'assemblea nazionale Avis organizza dei seminari informativi, molto utili per aiutare i dirigenti a migliorare la qualità del loro lavoro nel promuovere e accompagnare i donatori.

Oltre a ciò si ascoltano gli interventi delle 21 regioni che espongono il lavoro attuato nel corso dell'anno passato e le problematiche più significative.

Il culmine, però, è ascoltare la relazione di presidenza, che dà sempre un'approfondita analisi dei problemi, ma soprattutto degli scopi associativi.

 

Noi siamo appena tornati da Chianciano, dove abbiamo partecipato all'assemblea nazionale Avis,

eravamo in tanti, quasi l'intero consiglio direttivo di Avis regionale svizzera e ci piace raccontare qui le nostre impressioni, in modo che attraverso le nostre parole qualcosa del lavoro che Avis fa in Italia possa arrivare qui in Svizzera.

 

Proprio per capire cosa fa l'Avis e quali sono le problematiche che si discutono in Italia a proposito delle donazioni di sangue e plasma è perciò utilissimo partecipare a queste riunioni plenarie.

Naturalmente tante cose sono diverse qui in Sizzera rispetto all'organizzazione sanitaria e di Avis in Italia e non è sempre indispensabile per il nostro lavoro di dirigenti Avis seguirne determinati lavori: ad esempio l'Avis in Italia fa la raccolta diretta del sangue e, entro il 31 dicembre 2014, tali centri di raccolta dovranno essere adeguati alle norme europee e quindi essere accreditati e il personale che fa i prelievi, medici e infermieri, deve seguire dei corsi di qualificazione.

 

Quattro i seminari offerti quest'anno all'attenzione dei partecipanti, tre aperti a tutti, il quarto solo al personale medico e paramedico:

1. Conoscere l'associazione: dal Libro Bianco al Centro Studi

2. Vivere in associazione: laboratorio etico

3. Le professioni sanitarie nel percorso di accreditamento

4. Dalla donazione all'impegno associativo: la motivazione dei volontari

 

Tre di noi hanno seguito il seminario sulla motivazione dei volontari, due quello sul laboratorio etico  e uno quello sul percorso dal Libro Bianco al Centro Studi

Non si è trattato di discorsi astratti, ma di concreti aiuti per migliorare il nostro lavoro nell'associazione e ve li raccontiamo un po'.

Il seminario sui dati associativi mirava a far capire quanto si possa ricavare dai dati che ogni Avis comunale deve, per statuto, raccogliere. Ognuno di noi raccoglie infatti i dati relativi ai donatori, oltre al nome e al cognome, la data e il luogo di nascita, il gruppo sanguigno e ovviamente il sesso dei donatori. Questi sono i dati minimi. Volendo potremmo raccogliere anche di più, la formazione scolastica e professionale, il tipo di lavoro svolto, ecc.

Questi dati, se bene analizzati, ci offrono una possibilità di impiego ad esempio per motivare meglio per fasce di età i donatori o per organizzare incontri e giornate formative, o quant'altro. In una parola ci servono a conoscere meglio la nostra associazione. I dati raccolti sono un investimento e la meta che AVIS si dà è utilizzarli al meglio, arrivando alla costituzione di un Centro Studi che possa impiegare medici, sociologi e altri specialisti per elaborare tutti i dati raccolti e indirizzare sempre meglio il nostro lavoro .

Il secondo seminario, dall'ambizioso titolo "Vivere in associazione: laboratorio etico" è stato un momento particolare con un approccio nuovo rispetto ai consueti seminari in AVIS: gli 85 iscritti, guidati dal prof. Scuratti dell'Università Cattolica di Milano, curatore della carta Etica per AVIS,  ha diviso i partecipanti in gruppi e li ha guidati in una simulazione di "trattative" associative. In poche parole ognuno doveva prendere la parte di un presidente di comunale, di un socio donatore, di un consigliere o altro e poi interagire in modo di vedere come risolvere nella prassi i problemi e i conflitti. Scopo capire che la Carta Etica non è un libro da sfogliare e dimenticare poi in uno scaffale, ma un manuale di istruzioni da applicare giorno per giorno nella nostra comunale o regionale.

Tre di noi hanno infine partecipato al quarto seminario, sulla motivazione. E' significativo questo numero: infatti sentiamo molto qui in Svizzera il problema di motivare nuovi donatori e di cambiare strada facendo la loro motivazione, se possibile, in modo che non restino semplici donatori, ma qualcuno di loro entri anche nei nostri direttivi.

Nelle nostre Avis comunali arrivano dei nuovi donatori, ognuno di loro ha una sua motivazione per venire a dare il sangue: lo faceva già qualcuno della famiglia, un parente o un amico ha avuto bisogno di sangue e si è preso coscienza di quanto sia importante, si vuole qualcosa di socialmente utile, o altre motivazioni. La motivazione iniziale di ciascuno va coltivata e fatta maturare da parte del dirigente Avis: forse molti di noi lo fanno già spontaneamente, ma è stato molto utile sentirci dire da un’esperta psicologa come lavorare in questo campo.

 

Altro punto focale nell'assemblea è stata la relazione di presidenza e una parte di essa, certo la più seguita dal punto di vista emozionale, è stata rivolta a un problema molto dibattuto al momento in Italia, quello della prima donazione differita.

 

Cosa significa?Significa una rivoluzione nel modo di accoglienza e di gestione dei nuovi "candidati donatori" . Quando un volontario si presenta la prima volta gli si fanno tutti gli esami per capire se è idoneo alla donazione e solo in un secondo tempo, quando si è constatato che è idoneo a donare, gli si preleva il sangue. Questo sistema, già in atto in alcune regioni d'Italia, è stato proposto dal presidente nazionale Avis Vincenzo Saturni quale modello futuro per tutta l'Italia e, se fosse stato accettato in assemblea, era destinato ad essere proposto come guida e poi come legge per tutto il sistema trasfusionale italiano.

 

Molti i dubbi da parte di tanti, dubbi nati in gran parte dalla paura che la persona desiderosa di dare il sangue non si senta voluta da questo sistema, che si chieda: " ma allora il mio sangue non lo vogliono, non serve " e che non ritorni la seconda volta a donare. Io stessa avevo questa sensazione.

Il presidente Saturni, medico e attivo proprio come trasfusionista, ci ha spiegato che ciò non è vero, che questo rischio viene annullato da una seria spiegazione del personale Avis al candidato donatore e che la sola cosa che conta è mantenere un contatto con il donatore nel periodo che va tra gli esami e la prima donazione. Ma quello che soprattutto Saturni ci ha spiegato è che questo sistema aiuta e tutela la salute del donatore: su 100 persone scartate, perché non idonee alla donazione, 72 vengono scartate perché dare il sangue sarebbe un problema per la loro salute.

 

Allora resta da chiedersi: "Sarebbe stato giusto, morale, prelevare loro il sangue già la prima volta e danneggiarne la salute? " Ovviamente la risposta è no. Ha senso raccogliere delle sacche di sangue e poi buttarle ? Anche qui la risposta è: no.

L'assemblea dei delegati e dei presidenti riuniti ha deciso di accogliere questa proposta e ora Avis la porterà avanti.

 

Vi chiederete perché vi raccontiamo queste cose, visto che in Svizzera non è Avis che fa gli esami e che preleva il sangue. Il motivo c'è. L'Avis, in Italia come in Svizzera, non vuole solo trovare dei nuovi donatori, vuole fare di questi volontari persone che non solo compiono un gesto generoso, ma lo compiono in modo sempre più responsabile e maturo. In una parola, Avis vuole far compiere un ulteriore passaggio a questi volontari: renderli coscienti che il loro gesto non è solo un gesto di amore e di generosità, è un gesto di civismo. Avis è una grande associazione che porta avanti un programma e un percorso di solidarietà e di crescita civile e siamo fieri di essere l'avanguardia delle idee innovative nel campo trasfusionale e questo ci riporta al motto che avevamo scelto per la nostra assemblea regionale di quest'anno: Avis per crescere come cittadini.

 

Il nostro scopo come dirigenti Avis è fare compiere ai nostri donatori questa crescita civile.

Ce n'è bisogno anche qui in Svizzera e per questo ve lo raccontiamo: i nostri donatori sono spesso un po' disorientati dai messaggi che ci vengono dai media svizzeri. Ci viene detto che la medicina ha fatto dei progressi e che c'è meno bisogno di sangue, che le operazioni sono meno invasive e richiedono meno sangue. Qualcuno si chiede e ci chiede: ma allora perché devo dare il sangue ? E i dirigenti delle comunali ci chiedono: ma allora perché devo andare in cerca di nuovi donatori ?

 

La risposta è sì, dobbiamo continuare a dare il sangue, sì, dobbiamo continuare a motivare nuovi donatori. Ma quello che dobbiamo ora spiegare al donatore è un concetto molto più difficile: non basta il semplice gesto generoso di tendere il braccio. Occorre fare un passo in più: occorre essere responsabili e tenersi pronti per quando un malato ha bisogno di noi. Se ad esempio qualcuno che ha un gruppo sanguigno comune non viene chiamato 4 volte l'anno, non deve per questo sentirsi inutile o smettere di essere a disposizione. Il suo impegno di donatore e di cittadino è di essere in qualunque momento pronto. Non è facile, è meno gratificante, ma è molto responsabile.

 

L'impegno dei prossimi anni di Avis è questo: una crescita responsabile dell'associazione quale formatrice di donatori avisini, donatori che hanno una marcia in più dal punto di vista etico, morale.

Se riusciremo a formare una coscienza civica nei nostri donatori, una coscienza di cittadini, forse riusciremo anche a risolvere il problema del ricambio generazionale nei nostri direttivi e ad andare avanti con Avis in Svizzera anche nei prossimi decenni.

Ilaria Giacosa

 

 

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